suicidi – onoranze funebri Palermo – servizi funebri palermo – cremazioni Paternostro https://www.paternostrosnc.com onoranze funebri palermo servizi funebri servizi funerari palermo funerali cremazioni riti funebri palermo fratelli paternostro Mon, 27 May 2019 07:03:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.7 https://www.paternostrosnc.com/wp-content/uploads/2016/10/50_64x64-60x60.png suicidi – onoranze funebri Palermo – servizi funebri palermo – cremazioni Paternostro https://www.paternostrosnc.com 32 32 Suicidi fra adolescenti: “Genitori, non sottovalutate i segnali dei vostri figli”. https://www.paternostrosnc.com/suicidi-fra-adolescenti-genitori-non-sottovalutate-segnali-dei-vostri-figli/ Tue, 22 May 2018 06:41:57 +0000 https://www.paternostrosnc.com/?p=1178 Il sostituto procuratore di Forlì ha chiesto di condannare per istigazione al suicidio il padre di Rosita, liceale sedicenne che si è lanciata dal tetto della scuola. Abbiamo chiesto all’esperto quale siano i segnali che devono allarmare i genitori e come intervenire se un figlio minaccia di uccidersi   I campanelli d’allarme ci sono. Ma, […]

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Il sostituto procuratore di Forlì ha chiesto di condannare per istigazione al suicidio il padre di Rosita, liceale sedicenne che si è lanciata dal tetto della scuola. Abbiamo chiesto all’esperto quale siano i segnali che devono allarmare i genitori e come intervenire se un figlio minaccia di uccidersi

 

I campanelli d’allarme ci sono. Ma, spesso, vengono sottovalutati, sia in famiglia, sia a scuola. Secondo le stime Istat, ogni anno in Italia circa 500 adolescenti arrivano a togliersi la vita e il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani. Il 24 per cento degli adolescenti ha pensato, almeno una volta, a un gesto estremo. «In realtà è molto difficile riuscire ad avere a disposizione dati attendibili, perché il fenomeno è sottostimato», ci spiega Matteo Lancini, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro di Milano, autore, fra gli altri, del libro Abbiamo bisogno di genitori autorevoli (Mondadori).

«Ad esempio, molte volte i giovani che hanno tentato il suicidio vengono dimessi dall’ospedale con una diagnosi che omette quello che è successo. Altre volte quelli che vengono considerati incidenti, in realtà, sono suicidi». La verità è che parlare di morte, e peggio ancora di suicidio, soprattutto quando riguarda gli adolescenti, è ancora considerato un tabù. Ma questo, secondo lo psicoterapeuta, è il più grande errore che un genitore possa fare.

Perché?
«Anche se si tende a credere il contrario, non è vero che chi dice che si suiciderà non lo farà. Se un adolescente fa capire ai genitori di avere intenzione di togliersi la vita, la madre e il padre devono prendere molto seriamente il suo messaggio. E intervenire».

In che modo?
«Devono avere il coraggio di chiedergli: “Hai voglia di morire?”, e devono ascoltare la sua risposta e le sue motivazioni. Alcuni adulti credono che di certi argomenti sia meglio non parlarne per non istigare, ma le ricerche dimostrano che non è così. Affrontare l’argomento in modo diretto e dare ascolto alle voci dei ragazzi è esattamente quello che bisogna fare».

A volte i tentativi di suicidio vengono considerati «gesti dimostrativi» dai genitori. Lo sono?
«Quella di “gesto dimostrativo” è una delle definizioni più pericolose. Il più alto fattore di rischio per il suicidio è il fatto di averlo già tentato: qualsiasi tentativo di uccidersi, anche quello che potrebbe sembrare più banale, va preso in carico. Se anche il ragazzo, dopo il tentativo di suicidio, dice di avere fatto solo una “bravata”, rimane a rischio. In un caso su 3, chi ha provato a togliersi la vita, dopo 6 mesi o un anno riproverà a farlo, con modalità più drammatiche».

Perché gli adolescenti hanno spesso pensieri suicidi?
«Lo fa uno su due. L’adolescenza è un periodo fatto di difficoltà: se non si percepiscono prospettive e speranze per il futuro, ma solo ostacoli che sembrano insormontabili, si può decidere di voler scomparire. L’adolescenza è il momento in cui si prende per la prima volta consapevolezza delle difficoltà della vita. Fra i fattori “precipitanti” ci possono essere i conflitti con genitori, brutti voti scolastici, il cyberbullismo».

Chi è più vulnerabile, le femmine o i maschi?
«Statisticamente provano a uccidersi più le ragazze che i ragazzi, ma i maschi muoiono più spesso, perché scelgono modalità più drammaticamente efficaci. Le femmine, invece, tentano di avvelenarsi: c’è più tempo per intervenire e salvarle».

Quali sono i segnali che devono allarmare i genitori?
«Bisogna fare attenzione non solo quando i ragazzi annunciano di volersi suicidare, ma anche quando mostrano eccessiva tristezza o provano a scappare di casa. A quel punto tocca all’ adulto cercare il dialogo e affrontare l’argomento».

È sufficiente parlare con il ragazzo?
«Parlarne abbassa il fattore di rischio, ma se i problemi sono grandi e non si risolvono, occorre fare un lavoro psicologico insieme a uno specialista. L’adulto deve essere in grado di andare oltre le proprie idee e i propri preconcetti, e prendere sul serio il figlio, ricalibrare le reazioni in base al problema del suo ragazzo prima che sia troppo tardi».

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Suicidi, quel modo sbagliato di raccontare una scelta tragica e insondabile. https://www.paternostrosnc.com/suicidi-quel-modo-sbagliato-raccontare-scelta-tragica-insondabile/ Thu, 10 May 2018 05:48:57 +0000 https://www.paternostrosnc.com/?p=1134 ROMA – Il linguaggio della cronaca per raccontare storie di suicidio è di frequente inadeguato, banale, presuntuoso nel voler cercare a tutti i costi le cause di una scelta tragica, spesso profondissime, insondabili, misteriose. Le norme deontologiche che dovrebbero governare il lavoro dell’informazione prescrivono cautele, suggeriscono il modo giusto per esporre i fatti che riguardano […]

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ROMA – Il linguaggio della cronaca per raccontare storie di suicidio è di frequente inadeguato, banale, presuntuoso nel voler cercare a tutti i costi le cause di una scelta tragica, spesso profondissime, insondabili, misteriose. Le norme deontologiche che dovrebbero governare il lavoro dell’informazione prescrivono cautele, suggeriscono il modo giusto per esporre i fatti che riguardano una persona che si toglie la vita. Ma quelle norme, quei suggerimenti non vengono sempre rispettati. Secondo alcuni, parlare di suicidi produrrebbe un effetto di emulazione in chi, più o meno coscientemente, ha in animo di suicidarsi. Un convincimento, questo, affatto condiviso da molti altri.

L’origine di un’Associazione. In risposta a tutto questo, è nata l’A.M.A. l’Associazione Auto Mutuo Aiuto Ceprano e Provincia di Frosinone, che si occupa di prevenzione del suicidio ed elaborazione del lutto. L’organismo è stato fondato da Stefania Casavecchia, madre di Luigi, un ragazzino che s’è tolto la vita a soli 16 anni. L’obiettivo – si legge in una lettera che la fondatrice dell’Associazione ha diffuso – è quello di far sì che, fatta eccezione dei pochi e straordinari casi in cui il diritto-dovere di cronaca prevale per forza di cose sul rispetto della privacy, di fronte al suicidio non devono essere divulgate le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita, né altri particolari che rendano il suicida identificabile. E questo, nel pieno rispetto della persona, che è uno dei cardini della professione giornalistica. E comunque sarebbe sempre utile ricordare i servizi sul territorio offrono aiuto chi vive situazioni di estremo dolore e disagio.

Le linee guida dellOMS. Nel 2008 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emanato delle linee guida per i giornalisti, dal titolo “La prevenzione del Suicidio: suggerimenti per i professionisti dei media”. Questi alcuni punti del documento:
– Evitare la descrizione esplicita del metodo di suicidio.
– Evitare le descrizioni particolareggiate sul luogo dove è avvenuto.
– Prestare attenzione all’utilizzo delle parole nel titolo.
– Prestare attenzione all’utilizzo di fotografie.
– L’ultimo messaggio lasciato dal suicida non dovrebbe essere pubblicato.
– Non devono essere divulgate le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e altri particolari che rendano il suicida identificabile (in particolar modo se minorenne.)
– Prestare attenzione alle persone colpite dal lutto, a causa del suicidio di un parente o conoscente (sempre dimenticate o addirittura accusate di non aver compreso o dato aiuto.)
– Fornire informazioni sui centri di prevenzione e aiuto (unica cosa realmente utile è fornire indirizzi di centri o associazioni di aiuto per i familiari).

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Perché in primavera aumentano i suicidi. https://www.paternostrosnc.com/perche-primavera-aumentano-suicidi/ Tue, 01 May 2018 06:14:45 +0000 https://www.paternostrosnc.com/?p=1121 Con l’arrivo della stagione della rinascita il numero di persone che si tolgono la vita registra una crescita tra il 20% e il 60%. C’è uno sconcertante legame tra i suicidi e la primavera, stagione della rinascita per eccellenza. La notizia non è nuova agli esperti, visto che già studi scientifici che risalgono alla fine […]

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Con l’arrivo della stagione della rinascita il numero di persone che si tolgono la vita registra una crescita tra il 20% e il 60%.

C’è uno sconcertante legame tra i suicidi e la primavera, stagione della rinascita per eccellenza. La notizia non è nuova agli esperti, visto che già studi scientifici che risalgono alla fine dell’Ottocento rilevano questo dato, che dopo più di cento anni continua a incuriosire gli psichiatri perché siamo soliti pensare che siano le giornate invernali (le più buie e brevi) a influire su malumore e depressione.

La ‘colpa’ è della serotonina
Così di recente ad appassionarsi al tema è stato il professor Fotis Papadopoulos, docente di Psichiatria all’università svedese di Uppsala, secondo il quale “se tracciamo una linea per rappresentare l’inverno e una per la primavera, è in prossimità di questa che notiamo un aumento dal 20 al 60% dei suicidi”. Ma perché? Secondo lo studio dell’ateneo svedese, la ‘colpa’ è della serotonina, il neurotrasmettitore che regola l’umore, presente soprattutto nel sistema nervoso centrale (è chiamata anche l’ormone del buonumore). C’è infatti un legame tra una maggiore esposizione alla luce solare e la serotonina, i cui livelli sono più alti in estate che in inverno. Fin qui tutto secondo logica.

Il ruolo dei farmaci
Ma Papadopoulos per la sua ricerca prende in considerazione anche un altro dato: molti studi hanno dimostrato che alcuni pazienti che prendono farmaci antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonia (Ssri) – e che quindi ne aumentano il livello nel sangue – sono esposti a un maggior rischio di suicidio. Questo perché, spiega Papadopoulos, “quando trattiamo i pazienti con antidepressivi ci vogliono almeno tre o quattro settimane per cambiare il loro stato d’animo”. Ed è proprio durante questo periodo, osserva, “che alcune persone diventano fisicamente più attive o agitate. E questa loro anomala agitazione può portare alcuni di loro al suicidio. Forse il sole potrebbe avere lo stesse effetto”.

Legame fra luce solare e rischio suicidio
Lo psichiatra ha analizzato i dati di oltre 12.000 vittime di suicidio e ha scoperto che c’è un legame tra la durata della luce solare e il rischio di suicidio, che poi scompare nella maggior parte delle persone. Ma il legame resta per coloro che al momento della morte stavano prendendo antidepressivi. Circostanza che secondo l’esperto puo’ essere interpretata “come un sostegno alla teoria serotoninergica”.

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