Scoperto per caso l’archivio con i nomi degli stranieri deceduti in città fra il 1863 e il 1878. Dai cognomi più noti come Whitaker e Ingham agli sconosciuti, torna alla luce un pezzo di storia della Sicilia.
Rappresenta il punto di passaggio tra il cimitero degli Inglesi all’Acquasanta (chiamato all’epoca Lazzaretto) e la sezione del cimitero acattolico di Santa Maria dei Rotoli, entrambi sino al 1950 gestiti dalla famiglia inglese Whitaker, fra i pionieri del Marsala. Un documento storico prezioso stilato tra il 1863 e il 1878, sul quale sono annotati i nomi di residenti britannici, svizzeri acattolici, forestieri, sepolti nel camposanto di Vergine Maria. E’ il registro di tutti gli ingressi delle salme custoditi in quel lembo di terra, ritrovato per caso, una decina di giorni fa, in un armadio degli uffici del cimitero dei Rotoli. “Non c’era più traccia di questo documento – racconta il direttore Cosimo Elio De Roberto – ritengo sia una scoperta eccezionale, un pezzo di storia della nostra terra. Sfogliando le pagine si leggono centinaia di nomi stranieri, molti dei quali legati alle famiglie Whitaker e Ingham”.
Il cimitero degli Inglesi situato in via Simone Gulì, nel quartiere Acquasanta, occupò inizialmente una parte del vecchio Lazzaretto, realizzato nel 1628 a spese del Senato in occasione di una pestilenza, in una zona disabitata fuori le mura, nello storico Feudo Barca. Accanto all’ex Regia Manifattura Tabacchi, divenne terreno di sepoltura per residenti britannici e forestieri dalla seconda decade del XIX secolo (il primo seppellimento avvenne nel 1812) sino al 1860, quando Garibaldi, dittatore della Sicilia, essendo pieno il piccolo cimitero del Lazzaretto, concesse a James Rose, per la colonia inglese, un terreno nel nuovo camposanto di Vergine Maria. Per lungo tempo fu lui l’amministratore della struttura, cui seguirono George e William. Poi fu la volta di due fratelli Towsey e infine il compito toccò alla famiglia d’imprenditori Whitaker. Ultima dimora di aristocratici, scrittori, artisti e mercanti inglesi, residenti in città, nel 1950 venne acquistata dal Comune di Palermo.
Il ritrovamento del registro, che sembrava ormai essere andato perduto, è avvenuto in contemporanea con il sopralluogo di due funzionari della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali, gli architetti Roberta Civiletto (restauratrice ed esperta intessuti antichi) e Stefano Fulvio, intervenuti al cimitero dei Rotoli per ispezionare lo scheletro della piccola Ninfa, la bambina quasi mummificata ritrovata lo scorso dicembre in un baule di fine Ottocento. Sfogliando il registro, saltano fuori nomi importanti: Joseph Whitaker, uno tra i discendenti della famiglia di imprenditori, Benjamin Ingham e William Ingham Whitaker, cugini di Joseph. E poi ci sono consoli russi, tante giovani donne e bambini, molti dei quali deceduti a pochi mesi. Su ogni pagina, ingiallita dal tempo, sono annotati con precisione il giorno e il mese del seppellimento, il nome del defunto, il nome del reverendo acattolico che autorizzò la sepoltura, un numero progressivo di riferimento e l’età.
Sfogliarlo fa un certo effetto: riporta a quel periodo storico in cui Palermo è stata un crocevia di culture. “E’ un tesoro da custodire – commenta l’architetto Flora La Sita, che qualche anno fa assieme a diversi professionisti, scuole e associazioni ha sviluppato un progetto per il recupero del cimitero degli Inglesi -. Dovrebbe essere affidato alla Fondazione Whitaker, a Villa Malfitano. Soltanto lì, a mio parere, potrebbe essere custodito gelosamente”. La Sita tiene particolarmente a cuore questo progetto, tanto che qualche anno fa ha censito una per una tutte le lapidi del cimitero ex Lazzaretto con tanto di planimetria. “Chiesi di poter visionare quel registro – aggiunge – ma mi dissero che non esisteva più”. Si sbagliavano.